La qualità del tuo stare in famiglia e della tua vita privata in generale, dipende in parte dalla qualità del tuo lavoro. Per qualità del lavoro non intendo se il mestiere che svolgi sia ben retribuito o meno; questo è infatti solo un sottoprodotto del lavoro, ma intendo quanto il tuo lavoro sia in grado di generare soddisfazione in te.
La società ha prodotto un modello in cui chi ha un lavoro ben pagato è anche una persona felice e soddisfatta, mentre chi svolge un lavoro meno retribuito vive nell’insoddisfazione perenne. In realtà, il concetto di soddisfazione credo vada oltre il compenso economico e abbia più a che fare con ciò che proviamo mentre svolgiamo un determinato compito.
Le sensazioni utili da osservare e che permettono di misurare il reale grado di soddisfazione che si prova nello svolgere determinate attività, riguardano:
- piacere auto generato dall’attività stessa (fare ciò che stai facendo anche se non fossi pagato ma solo per il piacere di farlo).
- provare un senso di padronanza, che significa avere un timido, ma fermo equilibrio tra “mi sento sicuro di ciò che sto facendo” e “quello che faccio è impegnativo”, una sfida stimolante;
- il tempo scorre senza che tu te ne accorga, mentre svolgi quell’attività specifica.
- provare un senso di concentrazione e immersione totale in cui vivi tutto ciò che è stato descritto fino ad ora. Per farti un esempio pratico, è come se fossi un bambino di 2 anni alle prese con un gioco in cui è totalmente immerso.
Ora che abbiamo chiarito un concetto di soddisfazione più completo, rispetto alla definizione popolare e spesso fuorviante, è bene chiedersi come questa condizione tanto ambita impatti sulla nostra vita.
Quanto ciò che vivi in famiglia è frutto di situazioni che hanno origine in ambito lavorativo?
Le tensioni, le incomprensioni e i litigi, in che misura dipendono da stress accumulato in ambienti diversi alla famiglia?
Per quella che è la mia diretta esperienza come persona e come professionista, quando affianco i miei clienti nella loro rivincita professionale, direi che la soddisfazione lavorativa incide inesorabilmente sulla qualità della vita privata e per questo motivo lavorare a un miglioramento professionale significa migliorare la qualità della vita in generale.
Se a fine giornata non mi sento soddisfatto, se arrivo da una giornata di lavoro stressante in cui mi sento arrabbiato, abbattuto e scarico, è molto più facile che possa sfogare la mia frustrazione nel luogo in cui mi sento più a mio agio, ovvero la famiglia. Spezzare questi automatismi significa rendersi conto che alcuni atteggiamenti o affermazioni, in realtà non ci appartengono, ma sono frutto di condizioni esterne a noi e che, di conseguenza, possiamo rinunciarvi a patto che decidiamo di farcene carico.
Re-agire piuttosto che agire proattivamente rischia di diventare un’abitudine disfunzionale che conduce a logorare rapporti che, in realtà, potrebbero fiorire costantemente Spezzare gli automatismi e agire proattivamente significa scegliere prima quale sia la direzione da seguire per essere pronti dopo a orientare le proprie scelte in funzione di dove vuoi andare.
Se il tuo obiettivo e uno dei tuoi valori sono quelli di vivere serenamente i rapporti familiari, basandoli sulla fiducia e sul dialogo reciproco, quando mi rendo conto che qualcosa sta mettendo a rischio questa stabilità, sarà più facile pormi domande quali:
- In che modo potrei sentirmi più sereno e soddisfatto?
- La frustrazione e il nervosismo che provo da dove arrivano?
- Come posso migliorare questa situazione per mantenere salda la mia direzione?
Vivere senza una direzione è come andare in vacanza senza avere una meta precisa, o indicativa. lo faresti?
Se la risposta è no, la mia domanda è: come pensi di poter vivere una vita piena, senza uno scopo chiaro e una direzione da seguire per orientare le tue scelte e il tuo sentire?
Le persone spesso sognano una vita migliore, un lavoro migliore, un rapporto migliore, senza in realtà indagare bene il significato che attribuiscono alla parola migliore.

Verona, Italy – Aiuto le persone che si sentono insoddisfatte a scoprire come cambiare la propria vita acquisendo fiducia nelle proprie capacità e nel proprio sentire, per agire in modo concreto e autonomo verso la realizzazione personale. Mi sono laureato presso l’Università degli studi di Verona in Scienze Infermieristiche nel 2008. Coach Professionista (legge 4/2013) dal 2019 iscritto all’ Associazione Coaching Italia (A.Co.I) n 946