Chi saremmo “Noi“ se riuscissimo a liberarci, strato dopo strato, di tutte le tuniche fatte di condizionamenti, insegnamenti ricevuti ed esperienze vissute sino a oggi?
Purtroppo, non lo sapremo mai con certezza. Possiamo però cercare di individuare l’originario nucleo della nostra persona, prima che fosse stato progressivamente avvolto dalle sovrastrutture che ci hanno nascosto in abissi probabilmente irraggiungibili.
Non si tratta di un desiderio di conoscenza intellettuale, bensì di una curiosità che riguarda l’esistenza dell’individuo, un interrogativo che riguarda il senso che viene dato al vivere e all’agire nella quotidianità.
Pur non riuscendo mai a dara una risposta definitiva, la verità di quello che siamo, può risultare una necessità, quella di indagare sé stessi riconoscendo progressivamente le maschere che indossiamo e il nostro sé autentico che tende a palesarsi quando non siamo sottoposti a pressioni sociali. La ricerca di approvazione ci spinge a mostrare un’immagine accettabile e desiderabile di noi stessi. Quello che siamo quando non abbiamo la necessità di essere accettati, la persona, rimane sepolto, o avvolto, da strati che la nascondono persino a noi stessi.
Personaggi in scena
I ruoli che ricopriamo nella vita quotidiana ci impongono travestimenti ad hoc, per essere riconosciuti nei diversi contesti in cui viviamo e operiamo.
Indossiamo, di volta in volta, i vestiti da coniuge, figlio, genitore, lavoratrice in quell’azienda o con quei clienti, amico o confidente e le altre maschere con cui interagiamo con gli altri.
La parola “maschera” ha un sapore di finzione. In realtà, comportarsi diversamente a seconda delle relazioni nelle quali siamo ingaggiati è naturale per tutti noi. Ogni cultura ha le sue regole e i suoi costumi che accettiamo perché al loro rispetto siamo stati educati. Rimanere sempre uguali a noi stessi in ogni luogo, con ogni persona e in ogni occasione, potrebbe sembrarci auspicabile, ma ci porrebbe in contrasto con gli usi e i costumi del contesto.
In realtà, essere autentico non comporta essere disfunzionali al proprio vivere quotidiano. Impulsi, pensieri e atteggiamenti non sono adatti a ogni occasione. Adattarsi all’ambiente nel quale viviamo, impone a ciascuno di noi di modellare atteggiamenti e comportamenti alle diverse persone e ai diversi contesti.
Un compromesso necessario
Se dessimo spazio, senza alcun filtro, alle nostre idee, alle nostre emozioni e alle nostre abitudini, ci troveremmo sovente fuori luogo, con il risultato di correre il rischio di venire isolati dal mondo circostante. Dunque, è necessario trovare un accordo che ci consenta di adattarci, senza allontanarci eccessivamente dai nostri bisogni più profondi.
Essere soddisfatti di quello che siamo è più importante del successo sociale, se ambite a stare bene. Per essere soddisfatti dobbiamo conoscerci e agire in linea con quello che sappiamo di noi e fidarci di ciò, pur tenendo conto del contesto. Considerare queste istanze, spesso diverse, implica trovare un compromesso; da un lato dobbiamo soddisfare noi stessi, dall’altro dobbiamo rispettare i vincoli esterni imposti dalla società.
Il compromesso non è, né essere sempre e solamente sé stessi, né essere completamente allineati con le richieste sociali. Per agire rimanendo in una posizione intermedia, occorre la consapevolezza del proprio valore e il coraggio di esprimere la propria opinione e di agire secondo i propri valori. ll confine tra la fiducia in sé stessi (autostima) e la presunzione/arroganza di avere sempre ragione, è però labile. Potremmo addurre delle giustificazioni per non esprimere quello che siamo, per evitare la contrapposizione e gli ostacoli esterni.
Il compromesso, dunque, consiste nell’indossare abiti di scena, consapevolmente. Sapere di recitare una parte, e di non essere realmente quel personaggio è fondamentale per riconoscersi.
Consapevoli di usare delle maschere per andare in scena
Io faccio lo psicoterapeuta è diverso da io sono uno psicoterapeuta. Io sono una persona e faccio lo psicoterapeuta, significa che, quando mi ritrovo con me stesso dopo a ver svolto per alcune ore il mio lavoro. tolgo il costume ed entro in contatto con la persona che si trova al centro della mia cipolla. Incontro nuovamente i miei pensieri, le mie insicurezze, i giudizi su ciò che sono e che non sono, le considerazioni sulla qualità del mio vivere e sulla paura legata al morire e alla perdita. Dibatto con me stesso e faccio i conti con le mie credenze, con i miei pregiudizi e con la paura di cambiare. Tutto quello che siamo, se abbiamo desiderio e volontà di conoscerlo, è lì per essere conosciuto
Per scoprire chi è la persona che siamo, dobbiamo riconoscere e rimuovere, strato dopo strato, tutte le sovrastrutture mentali che ci nascondono al mondo e a nostro stesso sguardo.
La persona, si trova al centro della cipolla, ricoperta da così tanti strati di condizionamenti, da aver bisogno di tanta archeologia di noi stessi per arrivare a riportarla in superfice. Lo scopo di tanto lavoro è dare nuovamente spazio alla nostra vera natura: le nostre inclinazioni, i nostri talenti, i nostri ritmi, le nostre passioni.
Accettare quello che siamo
Quello che conosceremo di noi, del nostro modo di pensare, i nostri limiti, le nostre incoerenze e contraddizioni ci daranno una nuova immagine della nostra persona, e questo potrebbe non piacerci. La speranza di eccellere o, addirittura di essere perfetti, probabilmente verrà disattesa. Prepariamoci a scoprire e apprezzare qualità che ci erano sconosciute, ma anche aspetti cui avremmo rinunciato volentieri.
Se scoprissimo, ad esempio, di essere egoisti e cinici, o di esserci sempre pensati buoni e sensibili, dovremo imparare ad accettarci così come siamo. Impresa non facile, perché significa cambiare la nostra immagine allo specchio, pensarci e considerarci.in modo diverso da quanto abbiamo creduto sino ad oggi.
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Tanti i miglioramenti hanno un valore e un costo in termini di fatica. Se siete disposti a cercare, i vantaggi saranno tangibili.

Milano, Italy – Ho 59 anni, mi sono laureato in psicologia clinica all’Università degli Studi di Parma e specializzato in psicoterapia a indirizzo comportamentale e cognitivo. Mi sono specializzato in psicoterapia cognitiva e comportamentale, sessuologia clinica, terapia della coppia e consulenza familiare. Ho conseguito un master in ipnoterapia e seguito il percorso di specializzazione in EMDR per il trattamento dei traumi.