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È risaputo che le distorsioni del pensiero incidono in modo negativo sulla nostra autostima, così come le autovalutazione sono alla base del “come” spesso ci sentiamo. La nostra voce interiore denigratoria, che ci attacca e ci giudica in continuazione su tutto ciò che facciamo, è la Critica patologica. Le persone che hanno scarsa autostima hanno una voce critica più forte e giudicante degli altri. È un automatismo instancabile della mente che ci detta regole di vita rigide, legge il pensiero altrui informandoci che sono schifati da noi, annoiati e delusi. Ci dice che siamo “brutti”, “falliti”, “incompetenti” e “sbagliati”, facendoci credere che questi appellativi siano veri, con rafforzativi che martellano nella nostra mente tutti i giorni.

Le armi più forti della critica interiore sono i valori e le regole con cui siamo cresciuti. In particolar modo quelle degli adulti che più ci erano vicini. Genitori in primis, a volte anche zii, nonni, insegnanti. Per un bambino i genitori sono tutto, sono il loro nutrimento materiale ed emotivo. E spesso assorbono tutto ciò che gli viene detto da loro, critiche negative incluse. A quell’età sono come delle spugne incapaci di difendersi dalle onde di giudizio che gli arrivano, e ne rimangono impregnati. Per questo da adulti non fanno altro che ripetere a se stessi e agli altri tutto ciò che veniva loro detto.

Un automatismo della mente che si ripete e si tramanda di generazione in generazione. Se la critica e i giudizi sono stati positivi e costruttivi, molto probabilmente quel bambino sarà un adulto con un’alta autostima. Se invece le critiche sono state denigratorie e negative, crescerà con una stima di sé molto bassa.

Tra le varie tecniche corporee che esistono per allentare questo flusso di pensieri che ogni giorno ci attaccano, ci sono la meditazione, la bioenergetica, la respirazione diaframmatica, ma possono non bastare. Perché è molto importante anche lavorare sul piano cognitivo utilizzando appunto le “tecnica di ristrutturazione cognitiva”. Per fare ciò, bisogna prima riconoscere le affermazioni negative, cansapevolizzarle e ristrutturarle con un dialogo interno positivo e sano. Se non riusciamo da soli, dovremo affidarci ad esperti che lavorano nel campo della psicologia.

In modo tale che non saremo più solo l’eco della voce dei nostri genitori interni, ma avremo un’altra nostra voce personale che neutralizzerà le loro critiche negative. Quindi quando ci diremo: “Gli altri pensano che io sia stupido” , ci risponderemo subito che non possiamo sapere cosa pensano gli altri di noi, se prima non verifichiamo.

Oppure se ogni volta che sbagliamo ci diciamo: “Sono un fallito, sbaglio sempre”, ci risponderemo dicendoci che è umano sbagliare, e ciò non vuol dire essere falliti, e che il nostro valore non dipende dai nostri errori. Anzi, dagli errori si impara per migliorare. Poi potremmo fare una lista di cose in cui ci sentiamo capaci per rinforzare questo nuovo dialogo interiore.

Cosi facendo, potremo iniziare a smantellare tutte le critiche che ogni giorno ci attaccano, sul piano cognitivo, e con un’integrazione di esercizi tipo la meditazione, anche sul piano fisico ed emozionale.

Samuele Tofoni

Author Samuele Tofoni

Classe 1975, vivo e lavoro a Porto Sant'Elpidio; nel 1994 mi sono diplomato all'ITI di Fermo con specializzazione in telecomunicazioni, nel 2007 ha ottenuto il diploma triennale in Gestalt Counseling (Psicologia Umanistica) presso l'Aspic di Ancona e nel 2008, ho completato il corso in Counseling ad intervento Psicocorporeo. Sono stato tra i finalisti della sezione Romanzo Inedito dell'VIII edizione del Premio Letterario nazionale Streghe Vampiri e co, con l'opera dal titolo Karen. Sono arrivato al secondo posto del concorso letterario Idea donna, col racconto "A un passo dall'oblio. Nel 2019 ho pubblicato il mio romanzo d'esordio dal titolo Dimmi che cos'è l'amore. Nel 2020 ho vinto la pubblicazione col  racconto breve Sull'orlo, inserita nell'antologia Scrivendo Natale 2020.

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