Avevo conosciuto lui, arrivata da un matrimonio andato in frantumi, forse perché eravamo troppo giovani. Non volevo un’altra relazione, non era nei miei programmi, ma al cuore non si comanda. Mi diceva sempre che lui non era come il resto della razza maschile, che mai al mondo mi avrebbe fatto soffrire e che, se nel lungo percorso della vita ci fossero stati dei cambiamenti, lui non mi avrebbe mai deluso.
E cosi, era cominciata la nostra vita di coppia perfetta. Andavamo d’accordo in tutto: lei era la persona più premurosa al mondo. Lavoravamo insieme, ma questo non era pesante perché sapevamo distinguere la vita personale da quella professionale.
Non sono mai stata una persona che aveva troppe aspettative dal punto di vista fisico, il mio compagno era un po’ robusto. D’altronde nemmeno io sono perfetta e non sono molto alta. Stavamo sempre insieme: ero praticamente la sua ombra, non andava da nessuna parte senza di me.
Avevamo iniziato tutto da zero. Proiettati nel futuro ci vedevamo come due vecchietti che, tenendosi per mano, avrebbero ricordato i sacrifici fatti insieme. Poi abbiamo deciso di comprare la casa, la nostra casa.
Purtroppo i problemi non hanno tardato molto ad arrivare. Lui ha iniziato ad avere dolori alla schiena e per quasi due anni il mio percorso è stato solo casa-lavoro-ospedale. Avrebbe potuto rischiare di rimanere nella sedia a rotelle e io temevo che il mio mondo avrebbe potuto finire.
In seguito alle tante cure mediche e la vita sedentaria a cui era obbligato è arrivato a pesare 130 chili. Avevo capito che avremmo dovuto fare qualcosa altrimenti lo avrei perso. Avevamo quindi deciso di procedere con un altro intervento, quello per la riduzione dello stomaco. Per me sono stati altri due anni vissuti tra lavoro, casa, ospedale. Ero sempre presente ad ogni visita, non andava mai da solo.
Poi tutto è cambiato. Usciva da solo, era nervoso. L’uomo premuroso, amorevole non c’era più. Al suo posto c’era un quarantenne di 60 chili che credeva di essere un ventenne, in cerca di guai e di avventure, e a casa cercava sempre di litigare.
Poi è arrivato il momento in cui ho scoperto che aveva un’amante. Alla mia richiesta di spiegazioni la sua risposta è stata “la vita è mia, faccio quello che voglio”. Fra le lacrime io gli ho detto “tu fai parte del passato”.
Anche la mia convivenza, di sette anni, era andata in frantumi. I miei pianti non finivano più e la mia vita era di nuovo rovesciata. Giravo a vuoto per casa come uno zombie, senza una obiettivo. L’unica domanda che continuamente mi passava per la testa era “perché?”.
Poi, un giorno, ci siamo incontrati perché avevamo ancora dei documenti da firmare. In quell’occasione ho visto solo un estraneo, un farfallone che aveva perso la testa. Mi ha chiesto se lo amassi ancora e, come se fossi anch’io una delle tante donne che voleva conquistare, mi ha chiesto se, in nome del passato, avremmo potuto vederci ancora. Ho risposto che non avevo più tempo da perdere con un pollo senza cervello, che volevo vivere la mia vita e che lui faceva parte del passato.
Sono finalmente libera.

Sono un uomo con una storia ordinaria, una famiglia simile a tante altre e tanta voglia di serenità. Sto scoprendo giorno per giorno, che sono Io l’artefice del mio benessere e che, chi non mi vuole, non mi merita. Mi voglio, mi merito, mi amo.